La luna

un percorso di ricerca e creazione a partire dai rifiuti, il rimosso, gli scarti di una collettività

ideazione, drammaturgia e regia
Davide Iodice

prologo in versi Damiano Rossi
 training e studi sul movimento Fabrizio Varriale
spazio scenico, maschere e pupazzi Tiziano Fario
costruzioni scenotecniche Luciano Di Rosa
costumi Daniela Salernitano
 assistente ai costumi Ilaria Barbato
luce e suono Antonio Minichini
 allestimento Mattia Di Mauro
 con
 Francesca Romana Bergamo, Alice Conti, Fabio Faliero, Biagio Musella, Annamaria Palomba, Damiano Rossi, Ilaria Scarano, Fabrizio Varriale
 produzione Teatri Associati di Napoli, Napoli Teatro Festival 
direttore di produzione Hilenia De Falco assistente di produzione Emanuele Sacchetti produzione esecutiva Interno5
in collaborazione con Scuola elementare del Teatro |conservatorio popolare per le arti della scena e Centro di Prima Accoglienza Napoli 

Avviato nell’edizione 2018 del Napoli Teatro Festival Italia, con un laboratorio intensivo presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli,  il nuovo processo di indagine antropologica, sociologica e poetica ideato e diretto da Davide Iodice,  pone come centro di riflessione lo scarto, il rifiuto, nella sua accezione simbolica, affettiva e emotiva: ciò di cui ci si vuole o ci si deve liberare, o che si è ‘messo da parte’. L’ambito della ricerca espressiva è quindi la Pòlis, la comunità cittadina, chiamata ad essere ‘drammaturga’ del processo creativo. I cittadini sono stati invitati a portare i loro rifiuti in un luogo, che si è configurato mano a mano come un vero e proprio “magazzino d’umanità”, dove gli oggetti raccolti ritrovano una dimensione emblematica e testimoniale. Le narrazioni che accompagnano questi reperti autobiografici sono state filmate, e hanno costituito via via la base di una scrittura scenica polifonica. Parallelamente è stata condotta una ‘raccolta porta a porta’, sollecitando individualità ed esperienze variamente rappresentative della città. Si compie così un atto psicoanalitico collettivo, trasformato espressivamente dagli attori|performers, qui chiamati a contaminarsi con l’immondo psicologico di una comunità per ricavarne una idea di mondo, di società, un senso perduto, identitario, pubblico, se non già quel senno che Astolfo cerca sulla Luna dove “ciò che si perde qui, là si raguna”.