La Bellezza

uno spettacolo di libera mente

con Alberto Astorri, Luigi Biondi, Valentina Capone, Salvatore Caruso, Fabio Gandossi, Antonio Grimaldi, Lisa Ferlazzo Natoli, Alfonso Paola, Paola Tintinelli

scrittura scenica collettiva da A. Pazienza, W. Auden, E. Morante, P.P. Pasolini, R. Rossellini, C. Bukowski, A. Neiwiller, M. Monroe ed altri

luci Maurizio Viani

training e collaborazione alla partitura fisica Marina Rippa

elementi scenici Massimo Staich

maschere Tadema De Sarno Prignano

regia, ideazione spazio scenico, colonna sonora Davide Iodice

in collaborazione con Teatro Laboratorio San Leonardo Bologna, FEST TEATRO Tirano

Siete troppo bella perché vi si possa amare veramente. La Bellezza è un'eccezione, un insulto al mondo che è brutto. E' raro che l'umanità ami la Bellezza. La perseguita invece, per non sentirne più parlare, per dimenticarla, per eliminarla.
Jaques Prevert Les enfants du Paradis

Lo spettacolo nasce dall’unione della compagnia libera mente con alcuni attori e collaboratori del Teatro di Leo De Berardinis a cui quest'opera è dedicata. L'azione  è ambientata in una astratta Villa Bellezza, dove un'umanità mancante e fragile, 'ontologicamente malata', a tratti spersonalizzata in un gregge sacrificale, si affanna sulla via di una qualche guarigione.affanna e brilla sulla via di una qualche guarigione


Vengono in mente "I 33 nomi di Dio" della Yourcenar, o i "Canti Orfici" di Campana detti da Bene, più che la filologica "Storia della bellezza" a cura di Eco, quando ci si imbatte nelle scene di Passione alienata, nelle storie e nei deliri sublimi perché senza trama (per dirla con William Auden, qui citato) d' uno spettacolo che è un miracolo di malattia e grazia, La bellezza, nato dall' unione della compagnia Liberamente con alcuni attori del Teatro di Leo, con regia di Davide Iodice. Lo spazio è un interno di villa, di casa di cura dove un' impassibile umanità memorizza frammenti di dolore letterario, di implorazioni estatiche, di cabaret della coscienza. Si resta catturati dall' alternarsi di calma e vaneggiamento, dal susseguirsi di cinguettii nell' aria e cerimoniali con maschere zoomorfiche, dal contrapporsi di rabbie tragiche in canottiera e duetti in frac e cilindro. Si avverte un brivido imperscrutabile quando un corpo femminile nudo ostenta un' armonia di dentro, quando i malati di bellezza distribuiscono baci in aria, quando risuonano le parole sante e povere d' una preghiera proletaria felliniana scritta per Rossellini («Portame via... Bello... la voce tua... Butta il corpo e prenditi l' anima»). Si tocca un fuoco dei sensi per il disordine strappato a Pazienza, Bukowski, Neiwiller. E il linguaggio delle ali di Uccellacci e uccellini è poesia.

Rodolfo Di Giammarco -La Repubblica