Il giardino nero
dalla Trilogia della città di K di Agota Kristov
drammaturgia e regia Davide Iodice
con
Monica Angrisani, Tadema De Sarno Prignano, Tania Garribba
maschere Tadema De Sarno Prignano
elementi scenici Massimo Staich
produzione libera mente
Seconda parte della trilogia della guerra da Agota Kristof Il giardino nero nasce come seconda tappa, autonoma ma in continuità, del progetto sulla trilogia della città di k della scrittrice Agota Kristof. Come nel precedente racconto, il fuoco centrale di questo lavoro rimane la guerra, che dallo sguardo stupito ed eroico dei due bambini passa a quello dolce e straziante di Madre. Madre racconta della propria guerra, una guerra che accade in un istante irrevocabile, come un gesto cui non si può dare un nome e che segna il punto di rottura di una vita a cui non si può fare ritorno. Il dramma di una cena che si ripeterà all'infinito nella consunzione di tutti i riti passati, simbolo e sintesi di un più generale disfacimento. A turno i "dolori" di Madre si avvicendano, convitati a una tavola dove il pane non è più pane e l'acqua non è più acqua e con insaziabile fame trascorrono quel tempo dell'attesa. Madre si è "ammalata di guerra", una guerra che si è insinuata tra le pareti di casa e ha portato via tutti lasciandola sola, come in un sogno o in una stanza di giochi, a fare i conti con quello che resta. Il giardino nero è una terra di mezzo, un risucchio nella soggettività, un ritorno a casa dopo l'esperienza nel mondo dei bambini.