Psicosi 4.48 cantico
di Sarah
Kane
traduzione di Barbara Nativi
con Valentina Capone
disegno in scena Maria Pia Cinque
luci Maurizio Viani
regia, ideazione spazio scenico, colonna sonora Davide Iodice
assistente alla regia Paola Tintinelli
direttore tecnico Francesco Vommaro
produzione Teatrosfera - Teatro Laboratorio San Leonardo
in collaborazione con Libera Mente, Fest Teatro Tirano, Santarcangelo dei
Teatri, Teatro Petrella di Longiano, Pennabilli chiama srl,
con il sostegno di Regione Emilia Romagna - Assessorato alla Cultura
-
Prima del
suo personale "ultimo atto" nel gelido febbraio 1999, prima che il
sipario calasse sui suoi 28 anni appena compiuti, Sarah Kane ha compiuto un
gesto distruttivo e rivoluzionario, scardinando i confini che normalmente
separano vita e teatro, realtà quotidiana e finzione creativa: con poetica
lucidità ha vergato sulla pagina bianca le linee di un dolore che nessuno aveva
scandito e ritmato con una tale, sconvolgente essenzialità.
Psicosi
4.48 è
questo: l'agghiacciante prefigurazione di un gesto che religione e senso comune
condannano. E' la parola che denuda se stessa. E' il male di vivere in presa
diretta, pronunciato a gola spiegata, in piena luce, senza consolazione.
In questa nuova rilettura, in scena Valentina Capone, dialoga con il disegno dal vivo di Maria Pia Cinque Mp5 e la luce di Maurizio Viani
Regista è Davide Iodice, che così scrive di Psicosi 4.48: "Del grido resta una nota viva, dolorosa ma fatta gentile, che spinge al canto, alla melodia. Del 'gesto' resta il nitore di perla tragica, la sua incomprensibile sfericità. Della malattia resta la veggenza della febbre. (...) Del morire ci resta un comico svenire con cui ci perdoniamo l'un l'altro 'questa indecenza di sopravvivere'. Dirsi meravigliose bugie".